Economia in Chiaro

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Viaggio all’interno del Jobs Act: Quali sono i decreti che lo compongono?

Venerdì 20 febbraio 2015 si è avuta l’approvazione di 4 decreti riguardanti le nuove condizioni lavorative. Tali decreti sono racchiusi nella cosiddetta legge 183/2014 nota al pubblico con il nome di “Jobs Act” .

Il seguente articolo si propone dapprima di fare chiarezza su questi 4 decreti per poi capire come essi potrebbero impattare sull’economia italiana.

JOBSACT

Il 1° decreto introduce il contratto a tutele crescenti e l’abolizione dell’impossibile di licenziare senza giusta causa previsto dall’articolo 18 della costituzione. Sarà infatti,  da ora possibile, per le aziende, licenziare per cause economiche.
Vediamo più nel dettaglio in cosa consistono il contratto a tutele crescenti e la possibilità,  per le aziende, di licenziare i propri dipendenti:
Anzitutto tale decreto riguarderà tutti i neo assunti (a partire da maggio 2015) e sostituirà tutte le già esistenti tipologie di contratto a progetto (esempio il co.co.co e il co.co.pro),  garantendo pertanto gli stessi diritti a tutti i lavoratori, quali ferie, malattie, ammortizzatori sociali in caso di licenziamento o malattia e assegni di maternità. Tali diritti, infatti, non sono attualmente previsti per i lavoratori con i sopracitati contratti a progetto. In altre parole,  dal mese di maggio, le aziende potranno assumere dipendenti solo con
a) contratto a tempo indeterminato,
b) contratto a tempo determinato,
c) tramite partita IVA (per i lavoratori autonomi) oppure con
d) il citato contratto a tutele crescenti.

D’altra parte le aziende potranno assumere e licenziare più liberamente, a patto che non sia fatto per motivi discriminatori. Le aziende potranno quindi licenziare per motivi economici (ad esempio se esse attraversano un periodo di crisi economica) previo pagamento però di un corrispettivo indennizzo al lavoratore licenziato, il quale sarà crescente in funzione degli anni di servizio prestati da quest’ultimo. Tale indennizzo prende il nome di  ASpL e ammonta ad una cifra compresa tra i 1000 e i 1300 euro al mese, e che inizia a decrescere dopo il 4° mese, per un totale di 24 mesi, dopo i quali non è previsto alcun aiuto economico.

Il 2° decreto abolisce definitivamente i contratti a progetto esistenti che non prevedono garanzie per i lavoratori dipendenti. Questo per favorire l’adozione del nuovo contratto a tutele crescenti.

Il 3° decreto riguarda gli ammortizzatori sociali e prevede l’introduzione della NASPI (la quale sostituirà la vecchia ASpL)  l’assegno sociale di disoccupazione e la Dis-Col per i lavoratori precari.

Infine il 4° decreto che pone delle modifiche al congedo di paternità e maternità ed introduce una protezione economica alle vittime di violenza di genere.

Affrontiamo ora quelle che potrebbero essere le limitazioni delle norme comprese nel Jobs Act e le possibili conseguenze nell’economia reale.

Una limitazione é che tale manovra non riguarda i dipendenti pubblici (restando, i contratti pubblici, quasi impossibili da modificare).

I dubbi d’altra parte restano. Uno su tutti è quello che i dipendenti con attuale contratto a tempo indeterminato, se decidessero di cambiare lavoro riceverebbero un contratto a tutele crescenti, in altre parole, chiunque decidesse di cambiare lavoro (da maggio 2015) ripartirebbe da un contratto a tutele credenti (naturalmente meno vantaggioso del vecchio contratto a tempo indeterminato). Questo potrebbe irrigidire maggiormente il mercato del lavoro anziché renderlo più flessibile.

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Questa voce è stata pubblicata il 8 marzo 2015 da in Economia Italiana, Economic News con tag , .
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